Se non puoi combattere il germe, tolleralo. E il cancro ne approfitta

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

Un gruppo di ricerca internazionale ha dimostrato i meccanismi con cui l'organismo tiene bada processi infiammatori potenzialmente pericolosi e come i tumori sappiano sfruttarli a loro vantaggio.

Titolo originale dell'articolo: Aryl hydrocarbon receptor control of a disease tolerance defence pathway

Titolo della rivista: Nature

Data di pubblicazione originale: 1 luglio 2014

Una guerra protratta nel tempo può logorare più di una sconfitta, per cui venire a patti con il nemico può talvolta rivelarsi un buon compromesso. La lezione è ben chiara al sistema immunitario, che ha imparato l'arte della tolleranza: meglio controllare la sua reazione innata nei confronti di tossine contenute nella parete dei batteri, se questo serve a evitare processi infiammatori cronici che farebbero all'organismo più male che bene.

Questo fenomeno di "tolleranza alla malattia", in contrapposizione alla possibile "resistenza" ad essa, è appena stato descritto sulle pagine dell'importantissima rivista Nature da un gruppo internazionale a cui ha partecipato con il supporto di AIRC anche l'équipe di Paolo Puccetti, dell'Università di Perugia. "Il meccanismo, in sé benefico, è però sfruttato subdolamente dai tumori" spiega il ricercatore italiano, che con Francesca Fallarino ha coordinato il lavoro. "Il fenomeno infatti è mediato da sostanze chiamate chinurenine, che i tumori hanno imparato a produrre per frenare la risposta immunitaria dell'organismo nei loro confronti".

Le chinurenine agiscono legandosi a un recettore, chiamato AhR, di cui finora non era ben chiaro il ruolo in natura. Era infatti noto soprattutto per la sua capacità di attivare una reazione di detossificazione di sostanze come la diossina, resa tristemente famosa dall'incidente accaduto a Seveso nel 1976, ma chiaramente non doveva essere questo il ruolo per cui l'evoluzione lo aveva selezionato e conservato. "Oggi sappiamo che questo interruttore protegge da reazioni autoimmunitarie pericolose, ma serve anche al tumore per sottrarsi alle difese dell'organismo" conclude Puccetti. "Il lavoro dimostra che AhR ha un ruolo fisiologicamente antinfiammatorio, ruolo che però viene 'distorto' da cancerogeni ambientali e nella tumorigenesi". Si apre quindi un altro campo da esplorare per verificare l'eventuale possibilità di sfruttare questo meccanismo molecolare per la messa a punto di nuove terapie.

  • Agenzia Zadig