Una proteina dell’HIV per sconfiggere il cancro

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

Da un laboratorio italiano della provincia di Varese arriva una nuova strategia per bloccare la formazione di nuovi vasi da parte del tumore.

Titolo originale dell'articolo: Cell delivery of Met docking site peptides inhibit angiogenesis and vascular tumor growth

Titolo della rivista: Oncogene

Data di pubblicazione originale: 1 settembre 2010

Il virus HIV, agente responsabile dell'AIDS, è motivo di molta sofferenza ma, grazie all'astuzia e alla preparazione di un gruppo di ricercatori guidati da Anna Rita Cantelmo e Adriana Albini, direttore scientifico di MultiMedica Castellanza (Varese), forse arriverà anche una cura per il cancro.

La caratteristica di tutti i virus, e dell'HIV in particolare, è di essere capaci di entrare nelle cellule dell'organismo e di depositare nel loro nucleo materiale genetico in grado di alterarne il funzionamento.

I ricercatori hanno isolato Tat, la proteina virale che conferisce all'HIV la capacità di entrare nelle cellule, e l'hanno accoppiata con una molecola capace di bloccare il gene Met, fondamentale per la crescita e la diffusione dei tumori. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Oncogene.

Al momento l'esperimento è stato condotto su cellule endoteliali, cioè sulle cellule che costituiscono la parete dei vasi sanguigni necessari a rifornire di cibo e ossigeno il tumore con l'obiettivo di bloccarne la proliferazione.

"A prima vista potrebbe sembrare paradossale, ma nella ricerca medica spesso si sfruttano le proprietà di virus e batteri per fini benefici" afferma Adriana Albini. "Grazie a questa proteina dell'HIV siamo riusciti a imitare il percorso del virus, generalmente portatore di infezione e malattia, e a trasformarlo in un percorso anticancro". Ovviamente per questo scopo non viene utilizzato il virus intero ma un virus modificato in modo tale che vengano inattivate le funzioni responsabili della trasmissione della malatta. La singola proteina, infatti , non ha alcun potere infettivo, ma solo quello di fare da passe-partout per la molecola che davvero interessa: quella capace di bloccare la proliferazione dei vasi sanguigni.

"Esistono già sostanze capaci di inibire Met" spiega Albini. "Con questo sistema possiamo però puntare a somministrarne quantità davvero piccole: quanto basta a bloccare le singole cellule, limitando al massimo gli effetti collaterali".

  • Agenzia Zoe