NO, ad oggi non esistono studi
scientifici che dimostrano un ruolo certo dell'Aloe vera nella
prevenzione o nella cura del cancro anche se alcuni dei composti
contenuti nella pianta sono attualmente in fase di studio.

In sintesi
- Secondo alcune teorie non
scientificamente dimostrate, l'Aloe vera - una pianta
piuttosto comune anche in Italia - sarebbe in grado di curare molti
tipi di tumore, anche quelli in fase avanzata.
- I numerosi studi scientifici condotti
sull'argomento non hanno finora dimostrato in modo chiaro e
indiscutibile che i composti a base di Aloe possano prevenire o
curare il cancro nell'uomo.
- Gel e creme a base di Aloe possono essere in genere utilizzate
per il trattamento di alcuni problemi cutanei, come piccole ferite
o bruciature senza effetti collaterali gravi.
- Anche se spesso ritenuta innocua perché "naturale", in casi
particolari l'Aloe può interferire con l'azione di alcuni farmaci e
può causare gravi problemi alla
salute, in alcuni casi addirittura letali.
Conoscere la pianta
L'Aloe è una pianta molto comune anche nel nostro Paese: le sue
foglie spesse e carnose la fanno assomigliare a un cactus, ma dal
punto di vista della classificazione botanica è molto più simile
all'aglio e alla cipolla. Ne esistono moltissime varietà (la più
nota è senza dubbio l'Aloe vera) dalle quali si possono ottenere
due tipi di prodotto: il gel contenuto nella parte centrale della
foglia e una sostanza chiamata lattice che si trova invece
immediatamente sotto la parte verde ed esterna della foglia. Il
succo che deriva dalla foglia intera contiene quindi entrambe le
sostanze.
Un rimedio antico
I derivati di questa pianta sono noti sin dall'antichità come
rimedio per diversi piccoli problemi di salute, soprattutto legati
alla pelle e se ne parla già in Mesopotamia, circa 1500 anni prima
di Cristo, nell'Egitto dei Faraoni e tra gli antichi greci e
romani. La proprietà più apprezzata dai medici del passato era
senza dubbio l'effetto cicatrizzante, che rendeva l'Aloe adatta a
curare piccole ferite, escoriazioni e bruciature, ma nel tempo la
pianta ha assunto un ruolo importante anche come antibatterico e
lassativo. Un rimedio popolare ben noto quindi, ma come nasce
l'idea che l'aloe possa curare il cancro? Uno dei principali
sostenitori di questa teoria, mai dimostrata da studi scientifici
nell'uomo, è padre Romano Zago, un francescano nato in Brasile nel
1932, che in una sua pubblicazione descrive le proprietà quasi
"miracolose" di questa pianta, capace di curare rapidamente anche i
tumori in fase avanzata. La pubblicazione ha fatto scalpore e ha
dato anche il via a numerosi studi scientifici, che però non hanno
ottenuto risultati convincenti e non hanno quindi dimostrato la
teoria.
I risultati della ricerca oncologica
Anche se a oggi non ci sono prove certe dell'efficacia dell'Aloe
nella prevenzione o nella cura del cancro, i ricercatori stanno
valutando con attenzione gli effetti sull'organismo di alcune delle
sostanze contenute in questa pianta e i meccanismi molecolari che
li determinano. Prima di descrivere tali molecole è importante però
sottolineare che molti degli studi finora effettuati e che hanno
fornito in alcuni casi risultati interessanti sono stati condotti
solo in vitro, cioè in provette e su cellule coltivate in
laboratorio, oppure su particolari modelli sperimentali, ma non
nell'uomo. Questo significa, in pratica, che i dati oggi disponibili non sono sufficienti
ad affermare che le sostanze studiate sono efficaci e sicure anche
nelle terapie umane.
Di fronte ai numerosi composti attivi presenti nell'Aloe,
l'attenzione degli esperti si concentra soprattutto su alcune
molecole capaci di influenzare il sistema immunitario come per
esempio l'acemannano, che in modelli sperimentali
è in grado di stimolare la produzione di molecole chiamate
citochine, o l'aloeride, un forte stimolante del sistema
immunitario. L'emodina contenuta nelle foglie di
Aloe vera, blocca in vitro la crescita delle cellule e stimola l'apoptosi, ovvero il processo di
"morte programmata", fondamentale nella lotta contro il cancro
perché permette all'organismo di eliminare le cellule tumorali.
Alcuni studi in vitro hanno dimostrato in particolare che l'emodina
è efficace contro le cellule di tumore di testa-collo e di tumore
del fegato. Infine il DEHP, sigla che indica il
di(2-etilesil)ftalato, blocca le cellule di leucemia in modelli in
vitro.
E nell'uomo?
Sono molti gli studi condotti per capire se l'Aloe e i suoi
derivati sono in grado di eliminare o almeno ridurre gli
effetti collaterali dei trattamenti oncologici
classici, in particolare chemio e radioterapia. Nel 2005 sono stati
pubblicati i risultati di una ricerca che ha preso in
considerazione gli studi che valutavano la capacità dell'Aloe di
prevenire i danni della radioterapia a livello della cute. Secondo
questi dati, il gel di Aloe applicato direttamente sulla pelle non
porta alcun vantaggio. Conclusioni simili anche per uno studio del
2011 che ha valutato invece il ruolo del gel di Aloe nella
prevenzione della mucosite, un problema della bocca piuttosto
comune per chi si sottopone a chemioterapia: non sono emerse prove
che l'Aloe sia efficace, anche se, al di là dei numeri, molti
pazienti hanno percepito come utile il trattamento con questo gel.
Per quel che riguarda invece gli effetti sulla crescita cellulare,
al momento attuale non è stato possibile replicare sull'uomo i dati
ottenuti su colture di laboratorio.
Rischi da non sottovalutare
Sulla scia delle teorie che vedono l'Aloe come trattamento
anticancro, nel 1996 un'azienda statunitense ha cominciato a
produrre e a immettere sul mercato un concentrato di Aloe noto con
il nome di T-UP che poteva essere ingerito per via orale o
iniettato per via intravenosa e veniva presentato come terapia per
cancro, AIDS, herpes e altri disturbi autoimmuni. Dopo pochi anni,
le autorità sanitarie hanno però bloccato la vendita di questo
"farmaco" e i produttori sono stati accusati di frode, vendita di
farmaci non approvati e cospirazione, proprio perché le
affermazioni diffuse con il prodotto erano false e potevano
rivelarsi molto pericolose e fuorvianti per i pazienti. Le
iniezioni del composto si sono addirittura rivelate fatali per
alcuni di essi. Oltre a queste reazioni particolarmente gravi, non
bisogna dimenticare che i principi
attivi contenuti nell'Aloe possono essere causa di disturbi molto
fastidiosi. Capsule, compresse e succo in forma liquida
possono causare problemi intestinali come diarrea, dolore
addominale, nausea e vomito provocati soprattutto dalla presenza di
antrachinoni, molecole con potente azione lassativa, mentre chi
assume già farmaci o altri supplementi a base di erbe deve prestare
attenzione alle interazioni: capita infatti che i derivati
dell'Aloe interferiscano con altri principi attivi causando per
esempio problemi alla coagulazione del sangue. E anche se
decisamente meno comuni, si possono verificare reazioni allergiche
a gel e creme a base di Aloe soprattutto se utilizzati per periodi
molto lunghi: sono più a rischio coloro che già sanno di essere
allergici a cipolla, aglio, tulipani e piante simili.
In conclusione
Gel e altri derivati dell'Aloe sono utilizzati in molte
preparazioni cosmetiche e gli studi dimostrano che in genere
applicare sulla pelle il gel derivato dalla pianta non è pericoloso
e può contribuire alla cura di piccole ferite o ustioni leggere. Il
discorso cambia di fronte a capsule e sciroppi che possono causare
effetti collaterali anche gravi. Una cosa è certa: a oggi non
esiste alcuna dimostrazione scientifica chiara dell'efficacia di
questa pianta come terapia anti-cancro. Pensare di sospendere le terapie prescritte
dall'oncologo o di assumere contemporaneamente derivati dell'Aloe
può essere una decisione molto pericolosa per la salute.