Come nasce un tumore

Cancro è il nome dato a un insieme di malattie con alcune caratteristiche comuni. In tutti i tipi di cancro, alcune cellule del corpo iniziano a dividersi senza fermarsi e spesso a diffondersi nei tessuti circostanti.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo 2023

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La cellula impazzisce

Non esiste un’unica malattia di nome cancro, ma tante patologie diverse che rientrano sotto questo nome collettivo. Anche se ognuna può avere cause diverse, colpire tessuti e organi differenti, e richiedere specifici esami diagnostici e soluzioni terapeutiche. Esistono però alcune caratteristiche che accomunano tutti i tipi di cancro e che permettono di dare a queste diverse malattie una descrizione comune, almeno in linea generale.

Normalmente le cellule si moltiplicano (o, come dicono gli scienziati, proliferano) seguendo regole abbastanza precise. Per fare un esempio, se ci tagliamo, le cellule della pelle si moltiplicano fino a rimarginare la ferita e poi smettono. Cosa determina l’inizio e la fine di questa proliferazione riparativa? Le regole sono scritte innanzitutto nel DNA, e nei segnali che le cellule si scambiano. Le sequenze di DNA che indichiamo col nome di geni contengono istruzioni per fabbricare proteine in grado di eseguire precisi compiti nei vari processi dell’organismo, tra cui la riparazione di una ferita. Alcune proteine controllano, per esempio, la proliferazione, promuovendola o frenandola, a seconda dei bisogni e delle circostanze. Le proteine che favoriscono la moltiplicazione cellulare possono anche stimolare la crescita di cellule tumorali, se sono alterate o se non sono bloccate da altre proteine che normalmente inibiscono tale processo. In oncologia i geni che danno luogo a questi comportamenti sono detti rispettivamente oncogeni e oncosoppressori. Altre proteine possono programmare la morte di una cellula invecchiata o danneggiata, tramite un processo che prende il nome di apoptosi. In una cellula tumorale una parte dei geni, compresi quelli che servono a riparare il DNA, è spesso alterata. La cellula, per usare una metafora, impazzisce, e inizia a moltiplicarsi in modo abnorme. Le alterazioni genetiche, che in gergo si chiamano mutazioni, si accumulano nel tempo: per la formazione di un tumore ne sono necessarie in genere più di una, e per questo il processo di sviluppo tumorale è spesso piuttosto lungo.

Le mutazioni genetiche

Qual è l’origine delle mutazioni geniche che possono dare inizio a un tumore? In rari casi sono ereditarie, ovvero sono già presenti nel DNA dei genitori che le possono trasmettere ai figli. Nella stragrande maggioranza, però, si tratta o di errori casuali, che si verificano durante la replicazione del DNA prima della divisione cellulare, o di lesioni dovute all’esposizione ad agenti chimici, fisici o biologici, come il fumo di sigaretta, l'alcol, alcune sostanze chimiche, i raggi ultravioletti e molti altri. Insieme a tutto questo va anche considerata la predisposizione individuale: gli stessi agenti mutageni possono provocare effetti diversi in persone diverse.

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Un ambiente favorevole

Per nascere e crescere, un tumore ha bisogno che si creino alcune condizioni favorevoli. Un microambiente infiammato, in cui si accumulano sostanze reattive come i radicali liberi, può favorire il danneggiamento del DNA delle cellule. Si dice “micro” perché parliamo di ciò che accade a livello microscopico intorno alla cellula. Per esempio, coloro che soffrono di malattie infiammatorie croniche dell’intestino hanno un rischio un po’ più alto di sviluppare un tumore del colon rispetto a chi non ha questo problema.

Il microambiente tumorale in genere crea ostacoli all’azione del sistema immunitario. Infatti il tumore produce sostanze che intorpidiscono le cellule di difesa e ne alterano il comportamento. Così, invece che funzionare come soldati che reagiscono contro l’aggressore, i globuli bianchi agiscono un po’ come maggiordomi che facilitano la sopravvivenza e la crescita delle cellule tumorali, stimolando tra l’altro l’angiogenesi, la formazione di nuovi vasi sanguigni. I nuovi vasi portano ossigeno e nutrienti senza i quali il tumore morirebbe.

Le metastasi

Sia le cellule di un tumore benigno sia di uno maligno tendono a proliferare in maniera abnorme. Tuttavia fra i due vi sono diverse differenze. Il tumore benigno porta a un aumento della proliferazione cellulare di uno specifico tessuto e rimane limitato all’organo in cui è originato. Invece, in un tumore maligno le cellule si trasformano e acquisiscono diverse capacità, tra cui quella di formare metastasi. Per il processo di metastatizzazione, in seguito a determinate modificazioni genetiche alcune cellule tendono a staccarsi, a invadere i tessuti vicini, a migrare dall’organo di origine e colonizzare altre zone dell’organismo. Questo processo può richiedere un periodo di tempo molto variabile da individuo a individuo e a seconda del tipo di cancro. Le metastasi rappresentano la fase più avanzata della malattia, oltre che la causa del 90 per cento circa dei decessi per cancro.

La risposta della ricerca oncologica

Negli anni sono state condotte moltissime ricerche di laboratorio e cliniche, allo scopo di comprendere e affrontare il cancro. Alcuni ricercatori analizzano il DNA e le componenti genetiche che rendono più suscettibili allo sviluppo tumorale. Altri studiano il microambiente per identificare i punti deboli del tumore e fare in modo che non ci siano più le condizioni favorevoli alla sua crescita. L’immunologia dei tumori cerca di potenziare la risposta del sistema immunitario contro questo ospite indesiderato. I ricercatori sono alla ricerca di nuove strategie per bloccare i meccanismi che inducono la crescita incontrollata dei tumori e per promuovere quelli che la contrastano. Esistono farmaci rivolti a precisi bersagli molecolari oppure terapie per ridurre e prevenire la resistenza che le cellule cancerose possono sviluppare contro i trattamenti. La tendenza è studiare questa malattia così variabile ed eterogenea in modo sempre più interdisciplinare, con l’obiettivo di creare terapie sempre più mirate e precise.

L’epidemiologia è invece la disciplina che si allontana un po’ dal microscopico per ricercare i nessi di causa ed effetto fra alcune sostanze, o esposizioni, e il rischio di sviluppare un tumore nella popolazione. Grazie a questi studi è stato, per esempio, dimostrato che il fumo di sigaretta è il fattore di rischio principale del cancro del polmone o che un’alimentazione poco varia ed equilibrata contribuisce alla probabilità di ammalarsi di alcune neoplasie, come quelle dell’apparato digerente e del seno. Attraverso l’identificazione dei fattori di rischio è possibile cercare di prevenire la malattia. Oggi la prevenzione rappresenta uno degli strumenti più importanti per ridurre il rischio di molti tipi di cancro.

  • Redazione

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