Un piccolo interruttore che spegne il neuroblastoma

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

Scoperti nelle cellule del tumore pediatrico cerebrale i bersagli su cui agisce il microRNA miR34a.

Titolo originale dell'articolo: Early target of mir-34a in neuroblastoma

Titolo della rivista: Molecular and Cellular Proteomics

Data di pubblicazione originale: 1 agosto 2014

Tra i piccoli frammenti di RNA, detti microRNA, che svolgono nella cellula funzioni di regolazione, miR34a è particolarmente prezioso: da tempo si sa che sopprime geni che favoriscono lo sviluppo di vari tumori solidi come i carcinomi del polmone, del pancreas, del colon retto e della mammella. I ricercatori dell'Università Federico II di Napoli, coordinati da Massimo Zollo e sostenuti da AIRC, si sono concentrati su un aggressivo tumore del sistema nervoso periferico dei bambini, il neuroblastoma.

«I microRNA, in base al bersaglio molecolare, possono fungere sia da oncogeni sia da oncosoppressori» spiega Massimo Zollo, docente di genetica presso l' Università Federico II di Napoli e responsabile del laboratorio di Cancer Genetics presso il Centro di ingegneria genetica di Napoli (CEINGE). «Spesso interagiscono contemporaneamente con più bersagli, il che rende difficile capire quali funzioni biologiche siano ascrivibili all'uno uno o all'altro target molecolare, e in che tempi questi microRNA agiscono nella cellula per indurre o reprimere la trasformazione tumorale. Inoltre è noto che l'espressione di alcuni microRNA con funzione onco-soppressiva, tra cui il miR34a, viene inibita durante la progressione tumorale».

I ricercatori napoletani hanno quindi modificato geneticamente le cellule di neuroblastoma in modo da studiare meglio il fenomeno. Le sofisticate analisi bioinformatiche effettuate da un team di scienziati coordinati da Kris Gavaert dell'Università di Gant in Belgio, hanno così permesso di identificare oltre cento nuove proteine, fino ad oggi sconosciute, la cui espressione variava in seguito all'accensione di questo interruttore molecolare. Molte di queste, in centinaia di casi clinici, sono state associate a una prognosi sfavorevole quando espresse in quantità superiore alla norma. Di queste proteine, sette sono state poi ulteriormente caratterizzate.

«Questa ricerca accresce sostanzialmente la nostra conoscenza dei meccanismi molecolari con cui opera questo microRNA» conclude Zollo, che ha coordinato il lavoro pubblicato su Molecular and Cellular Proteomics. «Alla luce di questi dati sarà ora più facile sfruttarne il potenziale terapeutico, bloccando l'azione delle proteine su cui agisce».

  • Agenzia Zadig