Tumore all’ovaio: con appuntamenti settimanali si può stare meglio

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

La chemioterapia a dosi più basse, ma più frequente, può migliorare la qualità di vita delle pazienti con malattia in fase avanzata.

Titolo originale dell'articolo: Carboplatin plus paclitaxel once a week versus every 3 weeks in patients with advanced ovarian cancer (MITO-7): a randomised, multicentre, open-label, phase 3 trial

Titolo della rivista: Lancet Oncology

Data di pubblicazione originale: 1 febbraio 2014

Recarsi ogni settimana in ospedale per i trattamenti può creare qualche disagio, ma vale la pena di affrontarlo se in questo modo si riducono gli effetti collaterali della chemioterapia. Grazie al sostegno di AIRC, uno studio condotto in più di 800 pazienti con tumore dell'ovaio in fase avanzata, trattate in gran parte in centri italiani, ha dimostrato i vantaggi di un diverso approccio terapeutico.

"Abbiamo diviso le donne che partecipavano alla ricerca in due gruppi: il primo, dopo l'intervento chirurgico, riceveva la chemioterapia standard (carboplatino e paclitaxel ogni tre settimane); all'altro erano somministrati gli stessi farmaci a dosi più basse, ma tutte le settimane" spiega Sandro Pignata, dell'Istituto nazionale tumori Fondazione G. Pascale di Napoli, che ha coordinato il lavoro pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet Oncology.

L'ipotesi dello studio era che la somministrazione settimanale, producendo meno effetti tossici, potesse migliorare la qualità di vita rispetto alla somministrazione standard e, al tempo stesso, potesse essere più efficace. "L'efficacia delle due modalità di somministrazione è stata simile. In compenso, però, la chemioterapia settimanale, grazie alle dosi più basse, ha provocato meno effetti collaterali: minore perdita dei capelli, minore tossicità neurologica periferica (formicolii, dolore, bruciore, sensazione di intorpidimento alle estremità, che possono durare a lungo e dare molto fastidio), minore frequenza di vomito, minor riduzione dei valori di globuli bianchi e piastrine". L'impatto delle cure sulla qualità di vita, misurata grazie a questionari che venivano compilati dalle pazienti stesse ogni settimana durante le prime nove settimane di trattamento, è stato nettamente diverso nei due trattamenti: mentre la somministrazione classica ogni tre settimane produceva un netto peggioramento in corrispondenza di ogni ciclo, i cicli settimanali producevano solo un lieve peggioramento all'inizio, per poi mantenere un livello di qualità di vita sostanzialmente stabile.

  • Agenzia Zadig