Uno scudo contro le radiazioni

Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2018

Uno studio italiano ha messo a punto una strategia che aiuta a proteggere la tiroide di bambini e ragazzi dai possibili danni causati dalla radioterapia.

Titolo originale dell'articolo: TSH suppression as a possible means of protection against hypothyroidism after irradiation for childhood Hodgkins lymphoma

Titolo della rivista: Pediatric Blood & Cancer

Data di pubblicazione originale: 1 giugno 2011

Un semplice controllo dell'ormone TSH può limitare i danni della radioterapia sulla tiroide, una ghiandola particolarmente sensibile agli effetti delle radiazioni ionizzanti. La protezione è particolarmente necessaria quando i pazienti sono giovani affetti da tumori linfatici. Come spiegano gli autori di un lavoro coordinato da Maura Massimino, direttrice dell'Unità di pediatria dell'Istituto nazionale tumori di Milano, nonostante i trattamenti per il linfoma di Hodgkin siano migliorati notevolmente negli ultimi anni, garantendo la guarigione di molti pazienti, la radioterapia induce ipotiroidismo, cioè riduce l'attività della ghiandola.

"Questo effetto collaterale si può manifestare a breve termine, ma anche dopo anni dalla fine del trattamento con le radiazioni" afferma Massimino. "È caratterizzato da un aumento dei livelli dell'ormone TSH che provoca una crescita anomala delle cellule della tiroide e un piccolo terremoto nella regolazione dei livelli di ormoni prodotti a sua volta da questa stessa ghiandola".

Nella loro ricerca di un metodo per ridurre al minimo questi effetti negativi, Massimino e colleghi hanno trattato un gruppo di bambini e ragazzi di età compresa tra 9 e 17 anni con L-tiroxina, un farmaco capace di bloccare la produzione di TSH.

I risultati del lavoro sono stati pubblicati su Pediatric Blood & Cancer e danno ragione alle ipotesi degli autori: ridurre al minimo il TSH tiene alla larga l'ipotiroidismo.

Dopo otto anni dalla fine della cura, la maggior parte dei bambini del primo gruppo non mostra segni di ipotiroidismo, che si è invece manifestato in tutti i ragazzi del secondo gruppo. "Ciò dimostra che questa strategia potrebbe rivelarsi utile per proteggere la tiroide e mantenerla in piena forma anche dopo la radioterapia" conclude Massimino, facendo anche notare che la L-tiroxina è un farmaco molto comune e molto economico.

Lo stesso gruppo di ricerca aveva già ottenuto risultati analoghi quattro anni fa in un gruppo più ampio di pazienti affetti da medulloblastoma.

  • Agenzia Zoe