Risvegliare le cellule stordite nella leucemia linfocitica cronica

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Un nuovo approccio terapeutico mira a riportare alla normalità una popolazione di linfociti B, detti anergici perché non reagiscono agli stimoli immunitari, che si ritiene sia all'origine di alcuni casi della malattia.

Titolo originale dell'articolo: Targeting B cell anergy in chronic lymphocytic leukemia

Titolo della rivista: Blood

Data di pubblicazione originale: 1 marzo 2013

In alcuni pazienti con leucemia linfocitica cronica c'è una ricca popolazione di cellule, i linfociti B, che non riescono a difendere l'organismo perché sono come "storditi". Anergici, dicono gli scienziati, i quali ipotizzano che sia proprio l'accumulo incontrollato di questo tipo di cellule a determinare la malattia del sangue. Un gruppo di ricercatori dell'Istituto San Raffaele di Milano, in collaborazione con alcuni colleghi britannici, ne ha studiato le caratteristiche per cercare di sviluppare nuove terapie, nell'ambito del programma coordinato da Federico Caligaris-Cappio  e finanziato grazie al 5 per mille.

E in effetti, con un lavoro pubblicato sull'importante rivista Blood, l'organo ufficiale della Società americana di ematologia, i ricercatori del centro milanese ci sono andati vicino: «Abbiamo osservato che la stimolazione prolungata di un recettore di queste cellule, chiamato BCR, ne provoca lo "stordimento"» spiega Paolo Ghia, l'oncologo molecolare che ha condotto la ricerca, «favorendo al contempo la loro sopravvivenza e il loro accumulo. Questo meccanismo potrebbe essere una delle cause della malattia. Bloccando alcune vie molecolari che originano dal recettore, chiamate MAPK e NF-AT e che in questi casi risultano particolarmente attive, siamo riusciti a risvegliare le cellule dalla loro apatia».

Le sostanze somministrate dai ricercatori riportano le cellule tumorali in una condizione simile alla normalità, facendo sì che in un certo senso "si rendano conto" che la loro esistenza è inappropriata e spingendole verso l'apoptosi, ossia la morte programmata. Per i pazienti il trattamento potrebbe essere uno strumento in più, capace di frenare l'espansione della leucemia e di far guadagnare tempo, in attesa di altre terapie innovative.

  • Agenzia Zadig