Quando crollano gli argini tra autoimmunità e linfomi

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Lo stroma connettivale svolge un ruolo fondamentale per impedire che la proliferazione delle cellule del sistema immunitario diventi incontrollata.

Titolo originale dell'articolo: Defective stromal remodeling and neutrophil extracellular traps in lymphoid tissues favor the transition from autoimmunity to lymphoma

Titolo della rivista: Cancer Discovery

Data di pubblicazione originale: 1 gennaio 2014

Più di un linfoma su dieci insorge in pazienti che soffrono di malattie autoimmuni o che presentano un'alterata attività delle difese dell'organismo. Un ruolo importante per impedire questa evoluzione è svolto dallo stroma, il tessuto connettivo su cui crescono le cellule del sistema immunitario, prima sane e poi tumorali. "A volte i linfociti proliferano più del normale perché sono indotti per errore a riconoscere come estranea una componente dell'organismo, che attaccano continuamente. Questo è ciò che accade per esempio nelle malattie autoimmuni. In queste circostanze però lo stroma circostante si rimodella e modera l'azione incontrollata dei linforiciti, evitando anche che si trasformino in cellule tumorali maligne" spiega Sabina Sangaletti, che ha condotto la ricerca pubblicata su Cancer Discovery. "In questo lavoro abbiamo scoperto che per mantenere la corretta struttura dei collageni, che fanno parte dello stroma e demarcano le varie aree dei tessuti linfoidi secondari, per esempio i linfonodi, è fondamentale il ruolo di una proteina della matrice extracellulare, conosciuta con l'acronimo di SPARC. In assenza di SPARC i collageni diventano scarsi e non possono più arginare la corretta disposizione delle cellule immunitarie in esubero. Anche i contatti tra cellule diventano disordinati, generando promiscuità pericolose altrimenti impossibili. Infatti, quando SPARC viene a mancare, le cellule maligne contattano altre cellule, i neutrofili, che forniscono loro i fattori di crescita necessari per sopravvivere o proliferare".

La scoperta effettuata in modelli sperimentali di laboratorio è stata poi riconfermata anche in linfomi umani, in particolare nella leucemia linfatica cronica (LLC): "Infatti, questa malattia, in cui si producono spesso cloni di cellule con un'attività potenzialmente autoimmune, è caratterizzata dalla scarsa produzione di SPARC e di collageni" prosegue la ricercatrice. I risultati dello studio sono quindi promettenti per la ricerca di nuovi trattamenti per i tumori ematologici, non più mirati solo alle cellule tumorali, ma anche all'ambiente circostante, con l'obiettivo di renderlo meno favorevole alla proliferazione del tumore.

Lo studio si è svolto con la supervisione di Mario Colombo e Claudio Tripodo ed è stato finanziato nell'ambito del Programma AIRC di diagnosi precoce e analisi del rischio di sviluppare un tumore, coordinato da Gabriella Sozzi all'Istituto nazionale tumori di Milano.

  • Agenzia Zadig