Melanoma: nuove prospettive per trattamenti più efficaci

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Un gruppo di ricercatori italiani ha studiato il meccanismo d'azione di un nuovo farmaco per la terapia del melanoma.

Titolo originale dell'articolo: T-cell activation and maturation at tumor site associated with objective response to ipilimumab in metastatic melanoma

Titolo della rivista: Journal of Clinical Oncology

Data di pubblicazione originale: 1 novembre 2011

Le terapie antitumorali per i melanomi in stadio avanzato attualmente in uso risultano spesso inefficaci. Oggi però i progressi della ricerca hanno permesso di chiarire il meccanismo attraverso cui un farmaco sviluppato recentemente riesce a colpire il melanoma aumentando le possibilità di guarigione.

Lo studio in questione è stato pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology ed è il risultato del lavoro di un gruppo di ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto nazionale tumori di Milano, in collaborazione con il Moffitt Cancer Center di Tampa, in Florida. "La recente introduzione dell'Ipilimumab nella terapia immunologica del melanoma avanzato, ha consentito di ottenere un significativo miglioramento della risposta dei pazienti alla terapia, sia rispetto a un vaccino convenzionale, sia alla chemioterapia", spiega Andrea Anichini, che ha coordinato la ricerca.

L'Ipilimumab è un anticorpo in grado di legarsi specificamente a una molecola chiamata CTLA-4, che si trova sulla superficie dei linfociti T. Grazie a questo legame l'Ipilimumab riesce a innescare una risposta immunitaria anti-tumore indirizzata in modo specifico contro le cellule del melanoma. Ma fino ad oggi il meccanismo d'azione di questa molecola non era stato chiarito del tutto.

I ricercatori hanno osservato che nella zona in cui si trova il melanoma vengono richiamate moltissime cellule del sistema immunitario: in particolare i linfociti T, responsabili dell'azione di attacco diretta e le cellule dendritiche, capaci di "informare" i linfociti T della presenza del tumore. Una sorta di campana d'allarme che richiama in soccorso le difese dell'organismo. L'effetto anti-tumore capace di causare la distruzione delle cellule del melanoma si realizza grazie a una maturazione dei linfociti T e contemporaneamente alla riduzione del numero delle cellule in grado di tenere sotto controllo la risposta immunitaria, note come "T regolatorie".

"La conoscenza del meccanismo d'azione di Ipilimumab nelle lesioni neoplastiche, suggerisce che questo anticorpo potrebbe essere associato ad altre terapie per il melanoma, con buone prospettive di successo" spiega Michele del Vecchio, primo autore dell'articolo. "Ad esempio, l'associazione dell'Ipilimumab con il Vemurafenib, un altro farmaco utilizzato per tenere a bada la proliferazione delle cellule del melanoma, potrebbe consentire di aggredire il tumore simultaneamente su due fronti: quello immunologico, esterno alla cellula tumorale e promosso da Ipilimumab, e dall'interno della cellula , mediato dal Vemurafenib".

  • Francesca Petrera