Melanoma: cambia la fase, cambia la cura

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

La lotta al melanoma si fa sempre più efficace grazie alla maggiore conoscenza dei cambiamenti molecolari che la malattia incontra nel corso della progressione.

Titolo originale dell'articolo: New views on natural killer cell-based immunotherapy for melanoma treatment.

Titolo della rivista: Trends Immunol

Data di pubblicazione originale: 1 settembre 2010

Il sistema immunitario ci insegna i trucchi per sconfiggere il melanoma, ma per arrivare alla cura è necessario conoscere al meglio la malattia, che non è mai uguale a se stessa, ma cambia e si evolve nel tempo anche dal punto di vista molecolare.

Un gruppo internazionale di esperti, dei quali fa parte anche Ennio Carbone, dell'Università di Catanzaro "Magna Graecia", ha fatto il punto sulle terapie immunologiche oggi disponibili per la cura del melanoma e sugli obiettivi futuri. "Il nostro sistema immunitario è in grado di riconoscere le cellule tumorali e di attaccarle, impedendo loro di proliferare e di diffondersi nell'organismo" spiegano gli autori dalle pagine della prestigiosa rivista Cell, "ma il tumore a volte sfugge a questo stretto controllo e comincia a crescere".

Come spiegano gli esperti, il melanoma passa attraverso diversi stadi che ne indicano la diffusione all'interno dell'organismo - più avanzato è lo stadio, più diffusa è la malattia - e in ciascuno di questi produce molecole diverse e cambia il proprio aspetto molecolare. Ecco perché le terapie non sempre funzionano. "Guardando in particolare all'immunoterapia, che sfrutta le reazioni delle cellule del sistema immunitario per attaccare e distruggere il cancro, si è scoperto che per raggiungere la massima efficacia non basta sapere che si è di fronte a un melanoma, ma è necessario anche capire in quale stadio è la malattia e che origine hanno le cellule malate che si vogliono distruggere", spiegano gli autori.

Per esempio, le cellule NK - natural killer - sono spesso utilizzate nella terapia immunologica del melanoma perché sono in grado di riconoscere le cellule malate e di reagire contro questi "nemici": ciò succede perché le cellule NK presentano sulla loro superficie particolari recettori che sono in grado di legare molecole prodotte dalle cellule del melanoma. Il problema è che, nelle diverse fasi della malattia, queste molecole cambiano e si rischia così di non riuscire a indirizzare le cellule NK verso i giusti bersagli.

"Grazie alla conoscenza sempre più dettagliata dei meccanismi molecolari e dei cambiamenti di questo tumore, abbiamo capito che è importante utilizzare combinazioni di terapie - chemioterapia, immunoterapia eccetera - in modo da colpire il tumore in tutti i suoi punti più deboli". È possibile, per esempio, stimolare con farmaci specifici la produzione dei recettori che riconoscono le molecole prodotte dalle cellule tumorali, oppure iniettare nei linfonodi cellule NK provenienti dal sangue per distruggere le cellule metastatiche di melanoma già arrivate fin lì, e impedire che si diffondano ulteriormente in organi lontani.

"Gli enormi passi avanti compiuti negli ultimi anni grazie al lavoro dei ricercatori di tutto il mondo" concludono gli autori "ci permettono di progettare strategie di cura molto articolate per contrastare la diffusione del melanoma, utilizzando gli strumenti che il nostro sistema immunitario ci mette a disposizione e potenziandoli in modo da renderli sempre più efficaci e precisi".

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