È vero che le case farmaceutiche e i medici guadagnano molto denaro con le cure anticancro e che per questo non conosciamo ancora la cura definitiva?

No, questo tipo di affermazione è privo di fondamento e racchiude in sé tutte le caratteristiche che, secondo i sociologi, caratterizzano le cosiddette "teorie del complotto".

Ultimo aggiornamento: 12 dicembre 2019

Tempo di lettura: 6 minuti

In sintesi

  • Le teorie del complotto sono idee prive di fondamento che attribuiscono a cosiddetti "poteri forti" la capacità di impedire alla società di raggiungere determinati importanti obiettivi.
  • Sono sempre esistite ma il loro numero e la loro forza di persuasione sembrano essere in crescita anche per via della diffusione attraverso i social media.
  • Le teorie del complotto sono studiate da sociologi e psicologi e hanno alcune caratteristiche comuni, come il tema, che deve essere di interesse di una larga fetta di popolazione e privo di soluzioni definitive malgrado sforzi collettivi o investimenti.
  • Ci sono individui più sensibili alle teorie del complotto: sono spesso persone vulnerabili e in difficoltà, o che per attitudine utilizzano il cosiddetto pregiudizio di conferma nel proprio modo di osservare il mondo.
  • Un ricercatore irlandese ha recentemente creato un’equazione per dimostrare i punti deboli delle teorie del complotto, per quanto ben ideate e strutturate.

Per approfondire

Vi sarà capitato di sentire affermazioni come: la cura del cancro è a portata di mano, anzi è semplicissima e costa pochissimo. Basta un po' di bicarbonato o una dieta particolare o una combinazione di sostanze già disponibili che la "medicina ufficiale" si rifiuta di riconoscere perché perderebbe potere e clienti. Si tratta degli elementi di base delle cosiddette teorie del complotto, idee che si diffondono per passaparola (anche via Internet) e raccolgono numerosi seguaci, nonostante siano totalmente prive di fondamenti scientifici o di dati di realtà a supporto.

Le teorie del complotto non riguardano solo il cancro e, anzi, sono sempre esistite. Fra le più conosciute, quella che riguarda l'assassinio del Presidente USA John Fitzgerald Kennedy, avvenuto nel 1963 e attribuito, in mancanza di una spiegazione soddisfacente, a poteri occulti interni al governo americano. Studiate da psicologi e sociologi, le teorie del complotto sembrano essere in crescita, negli ultimi 15 anni, anche grazie alla cassa di risonanza offerta dai social media e da Internet.

Perché il cancro?

Tra le malattie, il cancro è stato spesso oggetto di teorie del complotto, in particolare di quella che vede le case farmaceutiche e i medici coalizzati per vendere dannose chemioterapie invece di fantomatiche cure assai più benefiche ed economiche.

La ragione per cui proprio il cancro susciti questo tipo visione è insita nella natura stessa delle teorie del complotto, che riguardano in genere problemi gravi e molto sentiti (la crisi, l'inquinamento ambientale, le malattie più diffuse ecc.) per i quali si fanno grandi sforzi collettivi dal punto di vista economico o della ricerca con risultati ritenuti ancora insoddisfacenti.

Le quattro caratteristiche delle teorie del complotto sono: il coinvolgimento di gruppi e non di singoli individui (nel caso del cancro, le aziende farmaceutiche e i medici); uno scopo illegale o sinistro (impedire che le persone possano guarire per continuare a guadagnare soldi grazie alle terapie); un progetto orchestrato, con una regia precisa; un piano segreto sconosciuto al grande pubblico (per esempio nascondere l'esistenza di una "vera cura").

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Le basi sociologiche

Secondo i sociologi che studiano le teorie del complotto, una delle ragioni che contribuiscono alla loro diffusione è il bisogno umano di trovare spiegazioni semplici a fenomeni complessi. E le cospirazioni forniscono spiegazioni semplici e consolatorie per fenomeni che altrimenti appaiono confusi, difficili, non lineari. Inoltre, in questo modo si fornisce una spiegazione apparente alle relazioni gerarchiche all'interno della società e si "protesta", seppure in modo illogico, contro le relazioni di potere che inevitabilmente si creano nei gruppi umani. Infine, tali teorie aiutano a contenere la frustrazione di dover ammettere che per curare una malattia complessa come il cancro servano molti decenni di ricerca e che la sfida non sia affatto facile.

Dietro la diffusione delle teorie del complotto vi sono a volte persone che lucrano, convincendo un gran numero di individui a contribuire economicamente a cause inesistenti o a provare terapie del tutto prive di fondamenti scientifici e verifiche di efficacia.

Chi è vulnerabile?

Gli psicologi sociali hanno cercato di tracciare il profilo psicologico del potenziale seguace di una teoria del complotto. È bene dire che nessuno è del tutto immune dal rischio di credere in complotti inesistenti, specialmente perché è facile cadere nella trappola quando ci si trova in un momento di debolezza della propria esistenza. Credere nell'esistenza di un ordine nascosto dietro il disordine ha un effetto psicologico, rassicurante: dà l'illusione di avere maggiore controllo sulla propria vita. Il complotto distoglie l'individuo dai propri problemi, lo solleva dalle proprie responsabilità o dalla fatica di fare i conti con qualcosa che non si può modificare a proprio piacimento.

Alcuni studi psicologici hanno anche dimostrato che individui che credono in una teoria del complotto tendono facilmente a credere anche alle altre. Si tratta di persone naturalmente portate a utilizzare il cosiddetto pregiudizio di conferma: si tratta di un processo cognitivo per cui una persona è portata a rivolgere la propria attenzione e il proprio interesse soprattutto verso eventi e informazioni che confermano le sue stesse idee.

L'altra faccia del pregiudizio di conferma è la negazione di qualsiasi dissonanza cognitiva, ovvero la tendenza a ignorare o ritenere inesistente qualsiasi elemento che possa mettere in crisi la veridicità della teoria stessa. Nel caso del cancro significa negare per esempio il fatto che la ricerca medica fa passi avanti e che comunque il cancro oggi è notevolmente più curabile di qualche anno fa.

Diversi studi hanno confermato il ruolo sempre maggiore che hanno i social media nel diffondere teorie del complotto, che un tempo restavano confinate all'interno di gruppi più ristretti. Il fenomeno dà origine anche al loro uso a fini politici: in molti Paesi sono comparsi, negli ultimi vent'anni, movimenti e partiti che fanno proprie alcune teorie del complotto per accrescere il loro bacino di sostenitori.

La matematica contro il complotto

Teorie sociologiche e fragilità umana a parte, dati e numeri possono essere utili nel replicare – o meglio “sbugiardare” – ad alcune teorie del complotto. Un tentativo in questo senso è stato portato avanti da David Robert Grimes, in uno studio i cui risultati sono stati pubblicati nel 2016 sulla rivista PLOS One. Il divulgatore scientifico e fisico dell’Università di Oxford, impegnato nella ricerca sul cancro, ha inventato un’equazione che permette di calcolare la probabilità che una teoria del complotto sia svelata, per caso o per volontà diretta. Come spiega lo stesso Grimes, l’equazione tiene conto di diversi fattori relativi alle teorie del complotto, quali il numero di “cospiratori”, il tipo di impegno richiesto loro e l’effetto della loro morte nel tenere in piedi la cospirazione stessa. Ebbene, secondo l’esperto, nel complotto relativo alla cura contro il cancro, dovrebbero essere coinvolti, perché possa essere tenuta nascosta, come minimo circa 714.000 cospiratori in tutto il mondo. E sempre secondo i calcoli di Grimes, in poco più di 3 anni (3,17 per la precisione) questo specifico complotto verrebbe svelato in modo più o meno volontario, dall’interno o dall’esterno. “Credere che lo sbarco sulla Luna non sia mai avvenuto può non avere conseguenze troppo pesanti, ma essere convinti che esista una cospirazione riguardo a terapie salvavita come la chemioterapia o i vaccini può essere fatale” spiega Grimes, consapevole che un’equazione non è sufficiente a far cambiare idea a tutti coloro che gridano al complotto, ma comunque fiducioso nella possibilità di far riflettere alcune persone più moderate che potrebbero rivedere le proprie posizioni.

  • Agenzia Zoe