p53 e l'aggressività dei tumori del seno triplo negativi

Ultimo aggiornamento: 16 ottobre 2018

p53 e l'aggressività dei tumori del seno triplo negativi

Chiarito uno dei meccanismi attraverso cui le mutazioni del gene p53 rendono aggressivi i tumori del seno triplo negativi. La scoperta potrebbe migliorare la definizione della prognosi della malattia e portare allo sviluppo di nuove terapie.

Titolo originale dell'articolo: A p53/miR-30a/ZEB2 axis controls triple negative breast cancer aggressiveness

Titolo della rivista: Cell Death and Differentiation

Data di pubblicazione originale: 17 aprile 2018

Oggi, molte forme di tumore del seno sono trattate con successo con terapie altamente mirate, ma mancano ancora bersagli terapeutici specifici per il tumore del seno "triplo negativo", privo sia del recettore Her2, sia dei recettori per estrogeni e progestinici. Ora, però, i risultati di uno studio condotto con il sostegno di AIRC dall'équipe di Roberta Maestro dell'Unità di oncogenetica e oncogenomica del CRO di Aviano, chiariscono alcuni aspetti della biologia di questo tumore: un passo indispensabile per la messa a punto di strategie terapeutiche mirate. I risultati sono pubblicati sulla rivista Cell Death and Differentiation.

"Spesso nei tumori triplo negativi sono presenti mutazioni di p53, un gene chiamato 'guardiano del genoma' perché protegge la cellula da alterazioni del DNA che potrebbero innescare lo sviluppo di un cancro" spiega Maestro. "I tumori con queste mutazioni sono particolarmente aggressivi ". Per cercare di capire la ragione di questa aggressività, gli scienziati hanno analizzato alcune banche dati contenenti una grande quantità di informazioni genetiche su vari tipi di tumori. In questo modo hanno scoperto che, in molti casi, le mutazioni di p53 si accompagnano a un'espressione ridotta del microRNA miR30, una piccola molecola di RNA che regola a cascata l'espressione di molti altri geni. Esperimenti con linee cellulari ed embrioni di pesce zebra, in cui per evoluzione comune si trovano queste molecole, hanno chiarito che l'associazione non sembra essere casuale e potrebbe dipendere da un rapporto di causa-effetto.

Se la proteina p53 è mutata e non funziona più a dovere, anche miR30 non funziona più ed è questo a creare problemi. In particolare i ricercatori hanno osservato che tra i geni controllati da questo microRNA ce n'è anche uno (chiamato ZEB-2) codificante per una proteina che controlla la motilità cellulare. Il meccanismo potrebbe essere il seguente, secondo Maestro: "Quando miR30 viene meno, i livelli di ZEB-2 aumentano e le cellule diventano più mobili, perdono il contatto con le vicine e si spostano, dando origine a metastasi".

Questa scoperta, se ulteriormente validata, potrebbe avere due significative ricadute cliniche. "L'analisi di miR30 e di ZEB-2 potrebbe essere utilizzata per ottimizzare la classificazione del rischio di aggressività dei tumori triplo negativi, migliorando la definizione della prognosi. Inoltre il ripristino delle funzioni di miR30 potrebbe rappresentare l'obiettivo per lo sviluppo di nuove terapie".

  • Valentina Murelli