Nuovi dettagli sulla relazione tra batteri e sistema immunitario nelle malattie infiammatorie croniche intestinali

Ultimo aggiornamento: 7 febbraio 2019

Titolo originale dell'articolo: Therapeutic faecal microbiota transplantation controls intestinal inflammation through IL10 secretion by immune cells

Titolo della rivista: Nature Communications

Data di pubblicazione originale: 5 dicembre 2018

Il trapianto di microbiota fecale è impiegato per la cura di alcune malattie che possono predisporre al rischio di cancro del colon. Uno studio su Nature Communications ne illustra gli effetti - nei topi - sulle cellule immunitarie dei riceventi

Uno degli obiettivi del gruppo di ricerca guidato da Federica Facciotti all'Istituto europeo di oncologia di Milano è capire in che modo i batteri presenti nell'intestino interagiscono con le cellule del sistema immunitario nel contesto di malattie infiammatorie croniche intestinali, come la colite ulcerosa o la malattia di Crohn, che possono predisporre allo sviluppo di cancro del colon. In particolare, i risultati di uno studio sugli effetti del trapianto di microbiota fecale sulle funzioni del sistema immunitario sono pubblicati su Nature Communications.

Ormai è noto che nei pazienti con malattie infiammatorie croniche, ma lo stesso sembra valere anche per i pazienti con tumori del colon, il microbiota intestinale, cioè l'insieme di microrganismi che vivono in questo organo, ha una composizione differente rispetto a quello delle persone sane. Inoltre la presenza di questo microbiota alterato sembra favorire l'attivazione delle cellule del sistema immunitario nella mucosa dell'intestino. Da qui l'idea di utilizzare il trapianto di microbiota fecale, cioè il trasferimento di materiale fecale da un donatore sano a un paziente, come terapia di queste patologie. Anche se i risultati in clinica sono sembrati subito promettenti, non era ancora chiaro quali fossero gli effetti dei nuovi batteri sul sistema immunitario dei pazienti.

Per saperne di più, Facciotti e i suoi collaboratori hanno lavorato con topolini con malattie infiammatorie croniche intestinali simili a quelle umane. Hanno scoperto che il microbiota trapiantato svolge un'importante azione antinfiammatoria sulla mucosa intestinale degli animali malati e che a sua volta questo effetto dipende dall’inattivazione di alcune funzioni immunitarie e infiammatorie, mediato dalla produzione di interleuchina 10. Viceversa, i batteri alterati presenti nei pazienti svolgono un'azione pro-infiammatoria, attivando il sistema immunitario in modo eccessivo. I ricercatori hanno anche chiarito che l'effetto antinfiammatorio non dipende tanto dal tipo di batteri presenti quanto dalla funzione complessiva che insieme esercitano. “Dunque composizioni batteriche simili ma non identiche, come quelle che possono provenire da differenti donatori sani, possono avere le stesse conseguenze benefiche” chiarisce Facciotti.

Lo studio è stato eseguito grazie al sostegno fondamentale di AIRC. Ora la sfida è capire se le conoscenze su questi meccanismi possano essere sfruttate anche in ambito oncologico, per esempio per potenziare immunoterapie con cui si cerca invece di attivare il sistema immunitario, spingendolo ad attaccare il tumore in modo più efficace.

  • Valentina Murelli