Un nuovo bersaglio per la terapia del cancro del pancreas

Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018

La scoperta di una molecola chiave per la progressione del carcinoma duttale pancreatico potrebbe aprire la strada a nuove strategie terapeutiche, anche in combinazione a immunoterapie e vaccini antitumorali.

Titolo originale dell'articolo: Macrophage PI3Kγ drives pancreatic ductal adenocarcinoma progression

Titolo della rivista: Cancer Discovery

Data di pubblicazione originale: 1 maggio 2016

La cautela è d'obbligo, perché parliamo di uno studio condotto in animali di laboratorio e non ancora negli esseri umani. Tuttavia gli ultimi risultati ottenuti dalle équipe di Emilio Hirsch e Francesco Novelli, del Dipartimento di biotecnologie molecolari e scienze della salute dell'Università di Torino, in collaborazione con alcuni colleghi americani, sembrano davvero aprire le porte a nuove, importanti, possibilità terapeutiche contro il carcinoma duttale del pancreas, un tumore ancora difficile da curare.

Lo studio ruota intorno al delicato rapporto tra tumore e sistema immunitario. "Nelle prime fasi di sviluppo, il carcinoma del pancreas richiama verso di sé una serie di cellule del sistema immunitario, tra cui globuli bianchi come i macrofagi, che danno origine a una forte reazione infiammatoria" spiega Hirsch. "Queste cellule producono molecole che, di fatto, aiutano il tumore, nascondendolo alla vista di altre cellule del sistema immunitario, come i linfociti T, che sarebbero invece predisposte ad attaccarlo".

I ricercatori, sostenuti per la parte italiana da AIRC anche grazie ai fondi del 5 per 1000, hanno provato a chiarire i meccanismi attraverso i quali i globuli bianchi inattivano la loro risposta antitumorale. A tale scopo i ricercatori si sono concentrati su una molecola, la fosfoinositide 3-chinasi di tipo gamma (PI3Kγ), per la quale già si ipotizzava un coinvolgimento nel "dialogo molecolare" tra tumore e sistema immunitario. "Abbiamo lavorato con topi geneticamente predisposti allo sviluppo del cancro e li abbiamo ulteriormente modificati, in modo che fossero privi di PI3Kγ" racconta Novelli. L'effetto è stato molto significativo: nei topolini senza tale molecola, i tumori si sviluppavano molto meno velocemente e le terapie standard erano più efficaci che nei controlli.

La stessa cosa, inoltre, è accaduta in animali provvisti di PI3Kγ, ai quali però è stato somministrato un inibitore della molecola, che può dunque essere considerata un nuovo bersaglio terapeutico. Secondo i ricercatori, le prime sperimentazioni cliniche potrebbero cominciare nel giro di un paio d'anni. Inibitori di PI3Kγ potrebbero essere usati in combinazione a terapie immunoterapiche e a vaccini antitumorali.

  • Valentina Murelli