Rinforzare i vasi sanguigni
che portano ossigeno al tumore ne può rallentare la crescita
Si parla spesso di "tagliare i rifornimenti" al tumore bloccando
la formazione di nuovi vasi sanguigni, ed è proprio quello che
fanno i farmaci mirati antiangiogenetici. «Da qualche anno tuttavia
ci si è resi conto che la carenza di ossigeno può "incattivire" il
tumore, stimolando la produzione di fattori di crescita e altre
sostanze con attività pro-tumorale» commenta Serena
Zacchigna, dell'International Centre for Genetic
Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste.
Con il sostegno di AIRC, la ricercatrice ha partecipato a un
lavoro pubblicato sulla rivista Cancer Research
che aggiunge un nuovo tassello alla comprensione di questo
complesso aspetto dello sviluppo tumorale. Il lavoro è stato
possibile grazie alla collaborazione con l'Istituto per la ricerca e la cura del cancro
(IRCC) di Candiolo (Torino).
In passato, la stessa ricercatrice aveva contribuito ad
identificare un sottotipo di globuli bianchi del sangue che
esprimono un particolare recettore, chiamato
neuropilina 1. Queste cellule, dette
NEM (da Nrp1-expressing monocytes), si erano
dimostrate capaci di normalizzare la struttura dei vasi sanguigni
appena formati. «In questo recente lavoro, abbiamo provato a
sfruttare questa loro peculiare proprietà per contrastare la
crescita tumorale» spiega la ricercatrice. «E abbiamo scoperto che
inoculando direttamente queste cellule all'interno di una massa
tumorale in fase di sviluppo, la velocità di crescita del tumore si
è ridotta» continua Zacchigna. Questo importante risultato è dovuto
a un effetto specifico delle cellule NEM sulla formazione dei vasi
sanguigni. Infatti, esse non bloccano direttamente la crescita
delle cellule tumorali, ma secernono una varietà di fattori che
rinforzano i vasi e li rendono, di conseguenza, più funzionanti. Un
risultato che ha in qualche modo "calmato" il cancro.