Mirare la cura alla doppia mutazione

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Un caso clinico dimostra che nei rari casi in cui nell'adenocarcinoma del polmone convivono due diverse anomalie genetiche si può provare a trattarle entrambe.

Titolo originale dell'articolo: Long-Term Response to Gefitinib and Crizotinib in Lung Adenocarcinoma Harboring Both Epidermal Growth Factor Receptor Mutation and EML4-ALK Fusion Gene

Titolo della rivista: Journal of Clinical Oncology

Data di pubblicazione originale: 1 gennaio 2014

A volte, in medicina, un singolo caso insegna molto. È quel che è successo al gruppo di Lucio Crinò, che sul Journal of Clinical Oncology ha descritto la storia clinica di una paziente molto particolare. "La signora" racconta Crinò, direttore dell'Oncologia medica presso l'Azienda ospedaliero-universitaria di Perugia, "nel 2004 sviluppò un adenocarcinoma del polmone che al momento della diagnosi aveva già dato metastasi e mostrava di essere resistente alla chemioterapia. Questi tumori in chi, come lei, non ha mai fumato, sono provocati nella maggioranza dei casi da una mutazione del gene EGFR oppure da un'anomalia definita con la sigla EML4-ALK, che comporta la traslocazione di un tratto di DNA e la fusione di due sequenze di DNA normalmente distanti tra loro".

Le due anomalie genetiche in genere si escludono l'un l'altra, ma nel caso della paziente umbra l'analisi molecolare ha permesso di identificare la compresenza di due diverse popolazioni di cellule tumorali, una con mutazione di EGFR e l'altra con traslocazione di ALK. "La signora ha risposto per due anni a una terapia mirata verso la mutazione EGFR, con gefitinib" spiega l'oncologo. "Quando la malattia ha ripreso ad avanzare, l'analisi molecolare ha dimostrato che la prima mutazione non c'era più, mentre la traslocazione persisteva". I medici hanno quindi intrapreso un secondo trattamento con un altro farmaco, il crizotinib, rivolto contro la seconda mutazione.

"Secondo i dati a nostra disposizione, la presenza di entrambe le mutazioni è rara, ma la storia di questa donna, che dopo otto anni continua a rispondere bene alle cure, sottolinea l'importanza di stabilire la terapia mirata in base all'analisi molecolare, che va ripetuta nel tempo, nelle diverse fasi della storia clinica del paziente" conclude Crinò.

  • Agenzia Zadig