Il tumore al colon mette la maschera per non essere riconosciuto e diffondersi nell’organismo

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Per sfuggire alle difese immunitarie e formare metastasi le cellule tumorali si travestono: grazie ai fondi raccolti con il 5 per mille, i ricercatori AIRC hanno scoperto il loro trucco.

Titolo originale dell'articolo: Presence of Twist1-Positive Neoplastic Cells in the Stroma of Chromosome-Unstable Colorectal Tumors

Titolo della rivista: Gastroenterology

Data di pubblicazione originale: 1 settembre 2013

Il cancro al colon ha origine dalle cellule epiteliali che rivestono la parete dell'intestino, ma nella massa del tumore si trovano anche cellule sane e normali: quelle del sistema immunitario e quelle che formano l'impalcatura (detta stroma) del tumore. Tra di loro, tuttavia, si nascondono cellule tumorali in incognito, capaci di introdursi più facilmente nel circolo sanguigno e provocare metastasi.

"Durante la progressione maligna di molti tumori, le cellule epiteliali vanno incontro a un cambiamento di forma e di comportamento che le rende più simili a quelle del tessuto connettivo, e prendono il nome di cellule mesenchimali. Ciò le rende più aggressive e capaci di invadere i tessuti e gli organi circostanti" spiega Alberto Mantovani, docente di patologia generale all'Università degli studi di Milano e direttore scientifico dell'Istituto clinico Humanitas di Milano, dove è stata condotta la ricerca, finanziata nell'ambito del Programma AIRC di oncologia clinica molecolare 5 per mille.

Questo fenomeno, detto di "transizione epitelio-mesenchimale", non era mai stato dimostrato per il tumore al colon nell'uomo. "Nei modelli sperimentali di laboratorio il fenomeno dipende dall'attivazione di un fattore chiamato TWIST 1" spiega Luigi Laghi, che ha coordinato la ricerca pubblicata su Gastroenterology. "Siamo quindi andati a cercare questa caratteristica nei campioni prelevati dai pazienti con tumore al colon. Abbiamo così scoperto che alcune cellule stromali che sembravano sane a un esame istologico tradizionale, nascondevano in realtà le stesse anomalie genetiche e cromosomiche tipiche del tumore primario. E questo anche quando le cellule provenivano da sedi lontane dall'intestino. Ciò potrebbe significare che alcuni meccanismi di metastasi si attivino molto prima di quanto fino ad ora ipotizzato".

Lo studio apre quindi la possibilità di prevedere meglio il grado di aggressività del tumore e il suo potenziale metastatico, con importanti conseguenze sull'approccio terapeutico. La presenza di un marcatore di TWIST che si può dosare in circolo, infine, permette di ipotizzare, per il futuro, un metodo per diagnosticare precocemente la malattia attraverso un semplice esame del sangue.

  • Agenzia Zadig