Il farmaco su misura per te

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Dai laboratori dell'Istituto toscano tumori arriva un nuovo studio che getta le basi per la definizione di un nuovo profilo molecolare dei pazienti oncologici.

Titolo originale dell'articolo: HER2 and TOP2A as predictive markers for anthracycline-containing chemotherapy regimens as adjuvant treatment of breast cancer: a meta-analysis of individual patient data.

Titolo della rivista: Lancet Oncology

Data di pubblicazione originale: 1 settembre 2011

Trovare la terapia giusta per ogni paziente è fondamentale, soprattutto quando si parla di tumori e di trattamenti chemioterapici. Anche se il meccanismo d'azione dei farmaci è specifico e colpisce un bersaglio molecolare ben preciso, in alcuni pazienti si osservano infatti effetti collaterali e di tossicità.

"Le antracicline sono farmaci che conosciamo da tantissimi anni e che vengono utilizzati nel trattamento di vari tipi di tumore fin dagli anni '80", afferma Angelo Di Leo, il ricercatore che ha coordinato lo studio presso l'Ospedale Misericordia e Dolce di Prato. "Stiamo parlando di un classico chemioterapico che agisce bloccando una proteina chiamata topoisomerasi2alfa (TOP2A) e che viene utilizzato per la terapia del cancro al seno, dei linfomi, dei tumori ovarici e nei sarcomi".

La rilevanza del lavoro è dovuta al fatto che i ricercatori hanno analizzato la risposta alle antracicline in più di 3000 pazienti, confrontandola con l'espressione di specifici marcatori molecolari. Lo scopo è di identificare un sottogruppo di pazienti che tragga beneficio da questa terapia, affinché questi farmaci così potenti ma purtroppo anche tossici, vengano impiegati solo nei casi in cui l'efficacia nel curare il tumore sia prevedibile. Nei casi in cui si prevede che le antracicline non daranno i risultati sperati verranno utilizzati invece altri farmaci.

"Studi precedenti avevano suggerito che i pazienti che traevano beneficio dal trattamento con le antracicline erano pazienti con alcune alterazioni geniche, in particolare un'amplificazione del gene HER2 oppure di quella del gene TOP2A" spiega Di Leo. "La novità dello studio sta nell'aver individuato altri sottogruppi di pazienti che potrebbero essere trattati con questi farmaci, ampliando così il numero dei casi in cui le antracicline potrebbero essere somministrate con successo".

I dati preliminari dimostrano che, rispetto all'impiego di un singolo marcatore (HER2 o TOP2A), l'utilizzo di questo profilo molecolare più complesso migliora notevolmente la capacità di identificare con precisione i potenziali beneficiari del trattamento. Possiamo immaginarlo un po' come risolvere un rebus complicato avendo a disposizione un solo aiuto oppure avendone tre o quattro diversi per trovare la soluzione.

Quello che resta però da fare è costruire una mappa precisa di questi marcatori e riuscire a catalogare le combinazioni di questi marcatori in modo da selezionare il più rapidamente possibile il farmaco migliore per ciascun paziente.

Lo studio pubblicato sulla rivista Lancet Oncology è stato realizzato anche grazie al sostegno di AIRC ed è il frutto di una collaborazione internazionale a cui hanno preso parte 15 gruppi di ricerca. "Per raggiungere casistiche con questi numeri è assolutamente necessario avviare collaborazioni su scala internazionale che coinvolgono molti ricercatori", conclude Di Leo.

  • Francesca Petrera