Ecco come le cellule tumorali leucemiche sopravvivono alle terapie

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

In alcuni laboratori piemontesi è stato identificato un meccanismo che permette alle cellule di leucemia di avere la meglio sui farmaci antitumorali.

Titolo originale dell'articolo: CD73-generated extracellular adenosine in chronic lymphocytic leukemia creates local conditions counteracting drug-induced cell death.

Titolo della rivista: Blood

Data di pubblicazione originale: 1 ottobre 2011

Le cellule della leucemia linfocitica cronica sono particolarmente resistenti alle terapie. Sono infatti in grado di produrre molecole che permettono alle cellule di resistere all'apoptosi, la morte cellulare programmata alla quale dovrebbero andare incontro naturalmente o per effetto dei farmaci chemioterapici. Coordinati da Silvia Deaglio, presso l'Università di Torino e la  fondazione HuGeF, alcuni ricercatori hanno compresso i meccanismi molecolari alla base di questa capacità della cellula e li hanno descritti sulle pagine della rivista Blood.

Deaglio e colleghi hanno studiato due enzimi, presenti sulla superficie cellulare in campioni d pazienti affetti da leucemia linfocitica cronica. Questi enzimi aumentano la sopravvivenza delle cellule tumorali e favoriscono l'espansione della malattia.

L'attività dei due enzimi individuati nello studio si riflette sull'attività di alcuni recettori presenti sulla superficie delle cellule di leucemia linfocitica cronica, specialmente di quelle che stanno proliferando.

"L'attivazione di questi recettori mette in moto una serie di meccanismi che portano, come risultato finale, a limitare la morte delle cellule tumorali" chiarisce Deaglio. "Esiste infatti un complesso insieme di processi molecolari che collabora alla formazione di una 'nicchia' ideale all'interno della quale le cellule leucemiche trovano le condizioni più adatte a crescere e sono inoltre protette contro l'azione dei farmaci".

Aver identificato questo meccanismo permetterà in futuro di manipolarlo farmacologicamente, con l'obiettivo di rendere le cellule tumorali meno forti e longeve e sempre più sensibili ai trattamenti.

  • Agenzia Zoe