Tumore infiltrante della vescica: uno studio italiano dimostra l’efficacia dell’immunoterapia pre-intervento

Ultimo aggiornamento: 7 febbraio 2019

La ricerca, svolta in collaborazione tra l’Ospedale San Raffaele e l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e possibile grazie al sostegno di AIRC, potrebbe cambiare la strategia terapeutica per questo tumore.

Milano, 22 ottobre 2018 – Il tumore alla vescica di tipo muscolo-infiltrante (MIBC) è particolarmente aggressivo, con un alto rischio di metastasi ed è ancora difficile da curare. È in crescita nella popolazione italiana soprattutto a causa del fumo di sigaretta. Il trattamento di prima linea prevede la cistectomia radicale, un intervento che consiste nell’asportazione integrale di vescica e prostata nel maschio e di vescica, utero ed ovaie nella donna. Un’innovativa sperimentazione clinica di fase II, svolta dall’Unità di Urologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia Medica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e pubblicata sul Journal of Clinical Oncology, dimostra l’efficacia di un farmaco inibitore dei checkpoint immunitari – pembrolizumab – nel far regredire o scomparire il tumore. Nello studio, il farmaco è stato somministrato nella fase precedente all’intervento chirurgico, con risultati superiori a quelli ottenuti con cisplatino, il farmaco chemioterapico comunemente usato fino ad oggi. Se ulteriormente confermata, la scoperta potrebbe in futuro cambiare il trattamento per questo tipo di tumore, aprendo la strada a cure più brevi e meno tossiche rispetto alla chemioterapia, e potenzialmente a interventi chirurgici meno invasivi e debilitanti.

Per chi è affetto da un tumore alla vescica di tipo muscolo-infiltrante, sono disponibili al momento poche opzioni terapeutiche: la terapia prevede la cistectomia radicale, preceduta, per i pazienti idonei, da chemioterapia con cisplatino finalizzata a ridurre le dimensioni del tumore per facilitarne l’asportazione. Tuttavia solo il 20% dei pazienti riceve il trattamento farmacologico: il 50% non può sostenerlo, a causa di condizioni di salute preesistenti, e la restante parte rifiuta di assumere chemioterapici. Ecco perché l’impiego di inibitori dei checkpoint immunitari potrebbe cambiare le cose: i farmaci, che sono valsi agli scopritori del meccanismo su cui agiscono, il premio Nobel per la Medicina di quest’anno, hanno effetti collaterali ridotti e sono pertanto ottimi candidati in contesto neoadiuvante, ovvero nella fase che precede un’operazione chirurgica. In altre parole, il trattamento pre-operatorio ad oggi non permette di evitare la rimozione della vescica, ma grazie a questa scoperta in futuro si potrebbe arrivare a trattamenti più conservativi, evitando quindi la cistectomia radicale.

Nello studio appena pubblicato su JCO, 50 pazienti con un tumore vescicale infiltrante sono stati trattati con 3 cicli di pembrolizumab e successivamente sottoposti all’intervento di cistectomia radicale eseguito con tecnica robotica. Attraverso l’analisi dei tessuti asportati con l’intervento chirurgico, i ricercatori hanno constatato che nel 42% dei casi i campioni asportati non mostravano alcuna presenza di cellule tumorali, attestando la straordinaria efficacia del trattamento. La capacità di pembrolizumab di far regredire completamente le cellule tumorali nella vescica è stata più frequente nei soggetti il cui tumore presentava l’espressione di una proteina di membrana chiamata PD-L1, su cui agisce il farmaco. Questo marcatore potrebbe rappresentare un importante criterio di selezione dei pazienti all’immunoterapia pre-operatoria.

Francesco Montorsi, primario di Urologia presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e professore ordinario dell’Università Vita-Salute San Raffaele, spiega:

Se ulteriormente confermata dai prossimi studi, l’efficacia di pembrolizumab come neoadiuvante potrebbe in futuro permettere operazioni meno invasive, anche per questo tipo di tumore, il che significherebbe una maggiore qualità della vita per chi si trova ad affrontare questa malattia e a guarirne”.

Andrea Necchi, del Dipartimento di Oncologia Medica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, conclude:

Lo studio PURE-01 è il frutto di una straordinaria collaborazione accademica, resa possibile anche grazie al sostegno di AIRC a questo progetto attraverso un ‘MyFirst AIRC grant’. La ricerca italiana, e l’entusiasmo delle figure di eccellenza coinvolte in questo percorso, possono migliorare la cura e la qualità di vita dei pazienti”.

Pubblicazione originale

Andrea Necchi1, Andrea Anichini1, Daniele Raggi1, Alberto Briganti2, Simona Massa1, Roberta Luciano2, Maurizio Colecchia1, Patrizia Giannatempo1, Roberta Mortarini1, Marco Bianchi2, Elena Far`e1, Francesco Monopoli1, Renzo Colombo2, Andrea Gallina2, Andrea Salonia2, Antonella Messina1, Siraj M. Ali3, Russell Madison3, Jeffrey S. Ross4, Jon H. Chung3, Roberto Salvioni1, Luigi Mariani1, and Francesco Montorsi2. Pembrolizumab as Neoadjuvant Therapy Preceding Radical Cystectomy in Patients With Muscle-Invasive Urothelial Bladder Carcinoma (PURE-01): An Open-Label, Single-Arm, Phase II StudyJournal Of Clinical Oncology - 20 ottobre 2018.

  1. Fondazione Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano;
  2. Vita Salute San Raffaele University and Urological Research Institute, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Raffaele Hospital, Milan, Italy;
  3. Foundation Medicine, Cambridge, MA;
  4. Upstate Medical University, Syracuse, NY.

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