I medici oncologi del San Raffaele presentano al simposio "San Antonio breast cancer" nuovi promettenti risultati sul tumore al seno triplo negativo

Ultimo aggiornamento: 7 dicembre 2021

L’efficacia dell’immunoterapia nel trattamento del tumore al seno triplo negativo – un tumore particolarmente aggressivo – varia molto da paziente a paziente, ma al momento non sono disponibili marcatori utili a definire chi ne possa beneficiare di più, in particolare nella malattia precoce. Secondo i risultati di uno studio coordinato dall’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e da Fondazione Michelangelo, in collaborazione ad altri prestigiosi gruppi di ricerca come il CRUK Cambridge Institute, potremmo essere in grado di identificare le pazienti per cui questo tipo di farmaci – i cosiddetti “inibitori dei check-point immunitari” – potrebbe risultare più efficace.

I risultati dello studio – sostenuto in modo significativo da Fondazione AIRC – sono stati presentati oggi al prestigioso “San Antonio Breast Cancer Symposium” (SABCS) negli Stati Uniti da Giampaolo Bianchini, responsabile dell’Oncologia della Mammella dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e ricercatore AIRC.

Per capire se un tumore sia più o meno suscettibile al trattamento con gli immunoterapici, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica molto sofisticata: la cosiddetta “Imaging Mass Cytometry” che permette di analizzare un campione di tessuto tumorale e del microambiente che lo circonda a livello di singola cellula. Caratterizzando in modo estremamente preciso il tipo di cellule che compongono il tessuto (per esempio quali proteine stanno esprimendo e in che quantità), la tecnica permette di studiare allo stesso tempo la posizione delle cellule. Tutto ciò ha consentito ai ricercatori di identificare alcune caratteristiche che predicono la maggiore efficacia dell’immunoterapia.

La battaglia tra cellule tumorali e sistema immunitario è molto complessa: la capacità del tumore di inibire l’azione dei linfociti – e per contro la nostra capacità di riattivare tale azione attraverso i farmaci – cambia moltissimo da caso a caso e dipende non solo dalle molecole che il tumore esprime ma dal modo in cui la massa tumorale si è formata, ovvero dalla geometria del tumore,” spiega Giampaolo Bianchini, che ha presentato i dati al SABCS. “Le nuove tecnologie di sequenziamento e di analisi a livello di singola cellula permettono per la prima volta di ricostruire una mappa accurata del tumore e del microambiente in cui prospera. Si tratta di informazioni con una straordinaria capacità predittiva sull’evoluzione del tumore e sull’efficacia delle terapie, informazioni molto complesse che stiamo imparando a leggere solo adesso.

Il tipo di analisi sofisticate usate in questo studio sperimentale richiedono un’alta specializzazione e costi elevati per la tecnologia, prima di poter essere impiegati nell’attività clinica ordinaria. “I dati che abbiamo ottenuto contribuiscono a mostrare che una medicina di precisione, in grado di predire l’efficacia di una terapia prima che sia somministrata, è possibile. Ma resta ancora tanto lavoro da fare per rendere queste scoperte utilizzabili nella pratica clinica.”